TURANDOT
...nessuno riuscirà a conquistarla...
L’Incantata Pechino è inondata del sangue dei notabili dell’Impero Cinese.
Loro unica colpa è desiderare Turandot, algida Regina d’Oriente:
sua è la suprema bellezza dell’Infinito, mai ella lascerà che vile essere umano intacchi la sua perfezione.
Dall’alto della sua maestà, Turandot lancia la sfida: risolvere tre enigmi suggeriti dal Respiro del Drago.
Chi riuscirà, siederà sul trono della Cina e potrà avere lei in sposa.
Ma chi fallirà, cali la testa al cospetto del boia.
E così rotolano per le vie della Capitale le teste dei pretendenti, che la brama di potere
e la bassezza morale rendono incapaci di fronteggiare la contesa.
Solo Kalaf, principe in esilio e in cerca di riscossa, possiede il potere per afferrare
l’Assoluto e far sua Turandot. Nascosta nel petto egli porta l’arma
che sgretola gli Imperi e che uccide gli dèi: l’amore.
costumi ELEONORA SORRI DANIELA ORTOLANI allestimento scenico elementi scenici |
regia ALESSANDRO RICCIO scritto da aiuto regia produzione |
La sfida tra Kalaf e Turandot è la sfida tra l’umano e il divino,
tra la passione devastante e la gelida trascendenza.
Una sfida che ammette due soluzioni: entrambi sconfitti, o entrambi vincitori.
Perché il destino del mondo, terreno o celeste che sia, ruota attorno all’Amore, signore e padrone di tutto.
Il testo di Giacomo Galletti dà alla storia nuova luce, tenendo presenti
tutti gli illustri precedenti (Turandot nasce tra le pagine de Le Mille e Una Notte,
per incarnarsi successivamente nella versione teatrale di Carlo Gozzi nel settecento,
diventando poi tragedia con Schiller e commedia amara con Bertold Brecht
oltre alla popolarissima opera Pucciniana) ma ricercando e trovando una sua estrema originalità.
La forza visiva di Alessandro Riccio ne è perfetto compendio al fine di evocare
una Cina incantata e mitologica, quella dei sogni degli occidentali piuttosto che della ricostruzione storica.
Il tutto finemente impreziosito dalle atmosfere sonore di Alessio Riccio,
impegnato da anni in un percorso di riscoperta della musicalità primordiale
attraverso la scultura sonora, e dai costumi di Eleonora Sorri e Daniela Ortolani,
magnificenti drappi fiabeschi che sono essi stessi una presenza viva sulla scena.